Il ponte

Il ponte
Quadro di Enzo De Giorgi

lunedì 22 febbraio 2010

L’Inizio dell’assurdo (o un assurdo inizio)

Ho sempre pensato che un Inizio dovrebbe bussare, prima.

Un buon Inizio inteso come educato, non come positivo, gli Inizi non sempre lo sono.

Non pretendo che quando arrivi debba per forza avvertire in maniera legale, tipo mandare una cartolina o lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. A chi, poi? Oppure far chiamare da quei pseudo call-center dedicati agli inizi:

“Buongiorno, il signor Binello? Qui è Ricominciare (marchio registrato)
“Si, certo, mi dica.”
“Le comunichiamo che martedì prossimoventurocorrentemese lei incontrerà tale… vediamo… Marika, con la quale potrà fidanzarsi, fare figli, mettere su casa o semplicemente sesso. Ha capito?”
“Grazie. Scusi, posso cambiare nome della suddetta?”
“No. Le mando un questionario da compilare sulla qualità del nostro servizio. Buongiorno.”

Insomma il buon Inizio (vedi sopra) dovrebbe in qualche modo attraverso segnale divino, chessoio, sottoforma di un palo preso sulla testa mentre cammino, annunciarsi. Senza svelarsi del tutto. Con minimo di mistero. In modo che poi dopo uno ci possa pensare e esclamare un corposo Ahhhhh, ecco!

Intendiamoci, sono stato sempre aperto agli Inizi, li ho accolti nella mia vita accudendoli, anche due o tre alla volta. Anche se avevo la casa piena di altri Inizi (e di Inizi degli altri) e non sapevo dove metterli. E vi posso assicurare che c’è stato un periodo di accavallamento Iniziale (inteso come di più Inizi contemporaneamente) qualche anno fa veramente stressante.
Inizio di lavoro, Inizio di nuova casa, Inizio di nuova solitudine ecc.. Persino io ero diventato un Inizio a tutti gli effetti.

Per chiudere e trovare un senso a questo assurdo post, che se ci pensi assurdo non è poi così tanto, mi viene una domanda: Quanto debba essere preparato in un qualche modo ad iniziare qualche cosa di cui non conosco nulla, ma di cui vedo solo l’Inizio arrivare? Chi mi prepara? La vita inteso come esperienza? Intendo prepararsi a qualsiasi cosa anche la più imprevedibile. E’ un ossimoro, vero? Si, lo è. Ma tant’è, torniamo al punto.

Se vedo un Inizio, lo abbraccio come un vecchio amico in visita e lo faccio entrare o lo tengo a distanza magari annusandolo un po’ come un vecchio cane. E se già all’inizio puzza di Inizio andato a male, stantio? Che faccio, lo mando via?

E se arriva un Inizio scintillante, quello tipo un cameriere su un’isola piena di belle ragazze seminude (leggasi opportunità, malpensanti!) che ti si avvicina con il tuo cocktail preferito facendoti l’occhiolino? Come fai a sapere che non sia un pappone invece? E lo accetti sapendo che prima o poi ti presenterà il conto dello scintillio, cash-only?
Come accogliete gli Inizi, dunque, voi, laggiù? Ditelo, anzi scrivetelo.
Che poi, mi sta venendo in mente, non è che confondo l’Inizio con il Destino?

Inizio/Destino: “Complimenti per aver baciato questa donna, adesso però firmi qui.”
Mauri: “Eh? come?”
I/D: “Si, secondo questo modulo le è stata appena consegnata una "storia d'amore" con, vediamo, i seguenti optional: convivenza, acquisto auto, svariate litigate, due tradimenti, tre vacanze in villaggio turistico e alcuni altri pacchetti-tipo.”
M: “Ma io non avevo specificato nulla.”
I/D: “E' un offerta speciale. Full credit. Da parte sua, ovviamente. Ah, volevo informarla, che quando la riconsegnerà non ci sono formalità da espletare.”
M: “Scusi? riconsegnare?”
I/D: “Si, qui dice che la storia è a tempo, c'è una scadenza che non mi è consentito rivelare.”
M: “Destino bastardo!”
I/D: “...veramente era beffardo. Firmi, svelto!”

11 commenti:

  1. Se lo vedo io è sicuro che "lo abbraccio come un vecchio amico in visita e lo faccio entrare". Non posso fare diversamente. E' nel mio stile accoglierlo, comunque. :)

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  2. Ohimmèna. O, per i piemontesi, Oh Signùr!!!
    Iniziamo bene!!!! Mi gira la testa!
    Mauri, tu chiedi come accogliamo gli Inizi!
    Io non te lo dico perché il mio modo è sbagliato! Nulla è prestabilito. Persino il passato, se lo guardiamo con occhi diversi, può cambiare! Figuriamoci quello che sta per arrivare!

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  3. Dimenticavo: potresti attaccare a questo post l'etichetta Inizi (che sarebbe l'argomento del giorno) come ha fatto Giusy?
    Sapete, io ci metto poco a perdermi. :)

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  4. In effetti la parola giusta è "Dipende"
    Da cosa?
    Dall'Inizio, naturalmente :-)

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  5. Mi muovo impacciata, all'inizio di questa piccola avventura: ce la farò?
    Hai ragione: a volte confondiamo un inizio con l'intervento del "destino".

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  6. Hannah Arendt ci insegna che la facoltà tale da farci riconoscere quali esseri umani è quella di dare inizio a qualcosa di nuovo, al contrario della natura, la quale segue le sue leggi e, pertanto, è priva di una tale capacità di dare inizio a qualcosa di nuovo, è priva di vera spontaneità. Di contro, la società umana è impegnata da tempo immemore a depredarci della nostra spontaneità, in quanto persegue e ci invita a perseguire la felicità personale, secondo la declinazione che ciascuno da a questo precetto che, pare, imprescindibile. Se il senso della vita consta nella felicità, bisogna eliminare tutto ciò che è nuovo, imprevedibile, in quanto portatore di novità che possono essere pericolose o dolorose, dato che le sue conseguenze sono, appunto, imprevedibili e dunque fonte di ansia e paura, sentimenti, questi, non considerati consoni alla felicità. Naturalmente si deve conservare una certa varietà e alcune piccole e indolori novità, onde evitare la noia, altro sentimento poco consono alla felicità. Il tutto attraverso la codificazione mercatile di ogni possibile offerta/desiderio e di ogni possibile scelta plausibile, quali fonti di felicità personali, delimitati sempre dal non superare la soglia oltre cui la novità assume un aspetto ambuguo e pericoloso. In tal senso l'inizio è pressocché emendato dalle nostre vite. Eppure, secondo la visione della Arendt, ciascuno di noi è fonte e origine di spontaneità e capace di dare inizio a qualcosa di nuovo, per il solo fatto di nascere. Inizio o non inizio, questo il problema. Fermo restando che il tutto si decide all'interno di quell'orizzonte omnicomprensivo che potremmo chiamare Destino, oppure Divinità, o ancora definire come Caos o, meglio, Verità. Ai posteri l'ardua sentenza...

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  7. Mi chiedo che cosa avrebbe pensato Cioran di questi inizi. :)

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  8. Trasudante di Inizio di consuetudine al dolore..
    Un Inizio brillante, di ricerca appunto di novità= felicità, novità non novità riguardanti soprese non più sorprese non conosciute riguardo la vita un viaggio eterno che per il momento dura al massimo 760-120 anni e poi via di nuovo L'Eterno, cosa vuoi che sia, con un po' di nostalgia ci sta la novità, la Grande Paura di una novità non gradita e forse già... annusata..
    La felicità un istante (fatto anche di giorni o anni..) di follia allegra...

    vanna

    p.s. Maurizio sei uno scrittore? ciao da ancona

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  9. Cos'avrebbe detto Emil? Presumibilmente si sarebbe limitato a un sorriso ironico, se non sarebbe scoppiato in una sardonica risata. Con tutto quello che "sappiamo" credere ancora in simili amenità e professarle, dispensarle come verità di un qualche genere di significato non depone a mio favore. Ma il fatto stesso di "essere ancora qui" non depone a mio favore. E con "essere qui" non mi riferisco, ovviamente, all'essere qui a scrivere in questo blog che, semmai, è luogo positivo e piacevole, ma l'esserci. Tout court.

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