Il ponte

Il ponte
Quadro di Enzo De Giorgi

giovedì 25 febbraio 2010

Attimo di tempo

Ho avuto centinaia di vite precedenti.
Forse migliaia, non le ricordo tutte.
Mi sono risvegliato come animale, cosa, persona. O forse come attimo di tempo. Sì, un preciso momento nel quale è successo qualcosa anche di non importante. Ma quell’attimo è stato il mio. Solo mio.

Certo, qualcosa ricordo.
Dicono che l’ultima vita è la somma di tutte quelle precedenti, dicono che la memoria ancestrale di ogni singola cellula contiene parte di quelle vite. Noi non lo sappiamo, non lo capiamo. Li chiamiamo Deja-vu, una cellula impazzita che in quel momento trasmette quello che ha dentro.
Immagini sfocate dal passato. Nostro.
Però da chi sono e come vivo ora posso immaginare com’ero, come sono stato.

Ero sicuramente una nota di un musicista jazz, negli anni ’30, non uno famoso, ma un negro “nigga” che suonava nelle bettole troppo fumose e troppo sporche. Uno che è morto con a fianco il sassofono, uno che le donne le ha sempre considerate note da suonare e ha capito benissimo che prima o poi il suono finiva anche con il fiato più lungo.

Una nave da trasporto o da esplorazione. Sì, devo essere stato quello. Solitudine e libertà in spazi aperti, ma con una rotta, una missione da compiere e tanto tempo per sé.
Ne ho fatti di viaggi, in condizione e su mari diversi. Ho visto albe, terre nuove, gabbiani che si sono posati sul mio legno. Nessun cannone o battaglia però, per questo c’erano le navi da guerra, spavalde e veloci. Toccava a loro, non a me, io odio la guerra anche se mi ha sempre affascinato.

In una di queste vite mi sono svegliato libellula, dalle ali cangianti e dal volo sicuro. Non una farfalla, più bella e nobile, che invidiavo per i colori. Ah, quei colori. Io mi consolavo volando più veloce e più a lungo, lungo questo prato che era il mio mondo e fino a quei filari laggiù confine di terre sconosciute e pericolose. Deve essere per quello che amo volare in qualsiasi modo.

In tutti questi tempi mi chiedo quante volte ho perso l'innocenza uccidendo qualcuno o uscendo dalla vita di una persona. Quante volte ho pensato “perché?” e quante volte mi sono chiesto "cosa ci faccio qui?". Molte, credo.
Troppe, sicuramente.
Di certo sono stato uno stronzo che scappava, un eretico bruciato, uno scrittore a caccia di ispirazione. E alla fine sento che in tutte queste vite sono riuscito a incasinarmi sempre, un tratto distintivo. Nel passato. Nel futuro.

Questo è quanto, ma se e' vero ciò che dicono, allora ho attraversato l'intera storia umana senza accorgermi di nulla. Male vero?
Direi più un peccato, tutta questa conoscenza dentro di me e nessuna possibilità di estrarla, se non per brevi elettrici attimi. Sono stato per mille volte, ora non sono nemmeno per una.

Ah, l’attimo. Dimenticavo.

Un’idea.
Mi sono reincarnato nel momento in cui nasceva un’idea nella mente di qualcuno. Un’intuizione morta subito, o dimenticata o inutile. O forse importante.
Ma per un attimo, un solo attimo sono stato tutto, consapevolezza e conoscenza. Ho abbracciato il mondo, perchè per noi attimi l’universo è comunque troppo grande da capire.
Ho visto, Dio santo, ho visto.
Ma sono passato subito.

3 commenti:

  1. Se eri "una nota di un musicista jazz, negli anni ’30 ..." allora può essere che io abbia ballato seguendo quella nota. Non ti ricordi di me? Zelda ... giravo con Scott, ai tempi. Eravamo piuttosto noti. Nelle bettole e non solo. Eravamo quelli che a fine serata, dopo qualche drink di troppo, ci lanciavamo addosso tutto quanto avesse la malaugurata avventura di incappare nelle nostre amorevoli mani. Ma ci amavamo, però eh. ;-)

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  2. non vorrei insistere, non si può disturbare una libellula in volo...
    ma io continuo a non aver parole di te
    un attimo.
    grazie

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  3. Meraviglioso il tono lirico di questa prosa e quando si inizia a leggere si resta incollati... non so sotto che forma sei nato in altre vite, ma di sicuro avevi una penna con te:-)

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