Il ponte

Il ponte
Quadro di Enzo De Giorgi

mercoledì 24 febbraio 2010

Father and daughter



La mattina che te ne sei andato era giovedì, c’era freddo e spirava un vento di tramontana. Davanti all’obitorio pochi alberelli, alberi giovani si piegavano sotto le raffiche un po’ fuori stagione. In una fredda giornata di aprile sono diventata orfana di te. Sei arrivato chiuso in un affare metallico di colore grigio. Affianco c’era un lenzuolo intriso di sangue. Il tuo. Eppure non riuscivo a pensare che fosse proprio roba tua. Mi sembrava come quando alla TV vedi un film o un servizio forte. Sì, ti scuote … ma è ad un tempo così lontano. Lontano … e poi tutte le ore successive le ho vissute come da lontano, come da lontano. Come da lontano ti ho scelto la bara. Come da lontano sono stata dai carabinieri. Ho ripreso le tue poche cose e sono anche riuscita a sorridere un po’ quando il carabiniere che stilava il verbale di restituzione degli effetti personali mi ha detto: Signora, suo padre era pieno di soldi … c’erano soldi da tutte le parti. Ho sorriso. Sì, eri proprio tu. Poi dal portafogli sono spuntate poche foto e l’immagine delle stimmate di Padre Pio. Te le portavi sempre appresso. Pochi giorni prima, alla fine del pranzo di Pasqua, avevi sfilato quelle foto e ci avevi raccontato tante cose che non avevi mai detto. Come se sapessi che non c’era più tanto tempo … come se in qualche modo misterioso tu lo presagissi. Non sapevo cosa farne di quel portafogli e del resto, chiusi in una busta gialla. L’ho tenuto in borsa. Non sapevo dove lasciarlo. Non volevo che gli altri lo vedessero in quelle ore. E poi il giorno dopo quando siamo venuti a prenderti tu eri lì, fermo con l’espressione di sempre, quella di quando dormivi e vederti mi ha fatto stare meglio. Meno male che è stato possibile vederti ancora nonostante lo scetticismo delle prime ore quando medici e soccorritori e chi ti aveva visto il giorno prima diceva che non era proprio il caso di “guardarti”.Siamo stati lì con te per ore. Abbiamo pianto e abbiamo anche riso ché ti ricordavamo “grillo” come sei sempre stato. Poi a un certo punto mi sono ricordata del portafogli nella busta gialla. L’ho tirato fuori. Abbiamo riguardato le foto e ricordato la domenica di Pasqua e come d’istinto ho preso le stimmate di Padre Pio e te le ho messe tra le mani. Chissà da quanti anni te le portavi appresso. Sono partite con te. Domenica saremo ancora tutti insieme a tavola. Sono venuti tutti. Siamo tutti qui. Ci mancherai, di certo. Ho pianto tanto i primi mesi e non solo per l’assenza di te. Negli ultimi mesi non riuscivo più a farlo. Adesso sto piangendo e mi fa bene ché ci sono lacrime e lacrime …

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P.S. Avevo giurato che non avrei utilizzato le cose scritte altrove e in altri tempi. Ma spesso mi è difficile tenere fede ai miei stessi giuramenti e questo è uno di quei giorni. Quanto sopra è stato scritto il 10 aprile del 2009 a un anno esatto da quando mio padre mi ha lasciato. Mio padre ... vorrei potere scrivere di lui ancora, ché se ne scrivo è come se ce lo avessi ancora qui a portata di mano. Magari sarà questo il posto in cui potrò tornare a scrivere di lui. Spero di non avervi intristito troppo postando questo. Volevo solo regalarvi un momento chiave della mia vita. Un bacio a tutti.

7 commenti:

  1. la vita è una trama meravigliosa e lo è anche in virtù dei momenti tristi. Quel che hai scritto non trasmete tristezza, ma "parla di te" e, visto che a questo piccolo ed incredibile angolo hai dato vita proprio tu, non vedo posto migliore per raccontarti.
    Un abbraccio e grazie ancora per avermi invitata :)

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  2. Mi piace il tuo racconto. E mi piace che solo recentemente avevo potuto ascoltarlo dalla tua voce dal tuo sguardo in uno dei faccia a faccia dei nostri psicodrammi intrisi di tanto buon vino. :) Ti avevo detto che ero contenta perché hai potuto salutare bene tuo padre. Leggendo le tue parole rivivo la sensazione e la convinzione.
    Ti ringrazio per averlo scritto qui. Una cosa, in un altro posto, in un altro tempo, è un'altra cosa. Io posso solo dire che qui e adesso è una bella cosa.
    A volte penso a mia madre e qualche volta la sua risposta, diciamo, non mi soddisfa del tutto. Questo per me è il segnale che proprio bene bene non l'ho ancora salutata, proprio bene bene non l'ho ancora lasciata andare. Il più delle volte, però, quando penso a mia madre sorrido e in tutta risposta lei mi rimanda il suo splendido sorriso e i suoi splendidi occhi. E questo vuol dire che sono sulla buona strada. E sono fiera di me. :)
    Un bacio forte non sai quanto.

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  3. Un altro dei doni stupendi che offri di te, di cui ti scusi, quasi fosse un difetto e non un delicato e prezioso dono che offri. Triste sarebbe il non poter sentire quella presenza che invece traspare e ti accompagna, in quello che scrivi ma ancora di più in quel che porti dentro di te, di lui come di chiunque hai amato e ti ha amato. Del resto, non vedo cos'altro aggiungere di quanto magistralmente detto da chi ti conosce meglio di me. I miei omaggi.

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  4. Condivido gli altri commenti. I miei omaggi.
    Carissima Giusi.
    Mi mancavano le tue parole scritte.
    buonagiornata

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  5. Ho letto di un fiato e non mi sono intristito, anzi. E' stato un buon saluto, secondo il racconto, in più tempi e oggetti.
    Certo, in quel momento uno vorrebbe... non sa cosa vorrebbe, oppure lo sa, ma non può averlo. E allora saluta e saluterà sempre, prima tutti i giorni, poi ogni tanto, comunque sempre.

    Che poi il saluto e il ricordo è un po' come vita, no?

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  6. Mio padre è morto l'8 ottobre 2008. Non smetto un solo giorno di pensarlo. Ora, almeno, non lo penso "tutto" il giorno. Gli ho dedicato l'ultimo romanzo. Lui mi ha dedicato la vita. Perchè l'assenza non può essere riempita, ma tenerla seduta accanto. Graze Giusy per il tuo racconto. Io credo che con le tue parole, le tue storie, lo terrai in vita per sempre. Questo è quello che mi piace pensare. Anche di me di Renzo.

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