Il ponte

Il ponte
Quadro di Enzo De Giorgi

venerdì 19 marzo 2010

= Legami slegati =

A Samuele

Apro finestre sui miei cortili abbandonati, invito a guardare, e a vedere la vita che mi abita, perduta nei grovigli delle male piante che mi affollano. Ti chiedo di non chiedermi "perché" , solo di guardare "come" esisto, e di raccontarmelo. Mi avvicino e osservo come stai nel tuo mondo, in che maniera. Come vivi il tuo tempo, come guardi le immagini che si presentano a te...come, come, come. I perché servono a chi li chiede, il "come" mi fa sentire che sei qui e non lassù, che mi guardi e mi "studi". Devo abbracciarmi, per capire come sto nel mio corpo, come sento il mio esistere, come vivo il mio andarmene…come fare a trattenermi e farmi uno, per offrirmi alla tua macina, che mi smonterà e rimodellerà, nuovo ancora una volta.
Scorrono barche di carta nel fiume di niente che ho attraversato. Legami che sono ognuno per se, con se, lontano da se.


"I was born with the wrong sign
In the wrong house
with the wrong ascendancy
I took the wrong road
that lead to
the wrong tendencies
I was in the wrong place
at the wrong time
by the wrong reason and the wrong rhyme
On the wrong day of the wrong week
use the wrong method with the wrong technique..." ( Wrong – Depeche Mode )


Dalla finestra socchiusa, raggi di luce e l’invito a un gesto semplice e spaventoso. Guardare fuori nel mondo, smettere di chiedere che altri guardino il mio…scompare la presunzione di essere il solo a sapere dell’oscurità. Improvvisamente l’idea che altri mondi oscuri si aggirano intorno, che altre finestre sono chiuse su vite nascoste. E la tua espressione non è più quella che avrei io se fossi te, è semplicemente, definitivamente, solo la tua. Stare insieme non è più io che sto con te, ma io e te che stiamo con noi, come stiamo con noi adesso. Il mondo si ri-colora di tutta la storia che saremo capaci di scrivere insieme e non delle tinte opache della mia storia mentre ti sono accanto, senza essere con te.
C’era la sabbia intorno allo scoglio quando mi ci sono seduto, la luna alta nel cielo, la bottiglia semivuota e il caldo appiccicoso. Le luci di Porto in lontananza, il tuo capo sulle mie gambe, la mia mente lontana e la mia voce a parlare le parole “dovute”. Poi la nebbia del sonno. Un’ora o forse di più, quindi gli occhi sbarrati, all’improvviso, e la mia ombra lunga disegnata dal tiepido sole dell’alba, sorto di nascosto alle mie spalle, sulla superficie dell’oceano. Non c’era più la sabbia, non c’era più la luna, non c’ero più io come mi ero addormentato. Ma tu eri ancora li, con la testa sulle mie gambe, le mani giunte in preghiera in mezzo alle cosce. Ti ho carezzato il capo e mi sono sentito un martire. Di me stesso, dell’amore tiranno. Il mare era tornato appena la Luna si era nascosta sotto la luce. E noi due bloccati sullo scoglio. La mia vita da sempre, da solo nel mare. Questa vita che mi separa da tutto, mentre mi offre la strada per raggiungere tutti…con i riflessi di me sul mare increspato. Si muovono come veli sottili mossi dal vento, che mi sfiorano la pelle, come fai tu quando io dormo e non vuoi svegliarmi...Orfeo rinnova il suo mito, cantandomi nenie dolcissime di amore incastrato...e la musica che dipinge e non suona, se sai guardare ad occhi chiusi...Il vento soffia leggero e segue le dune sul deserto di pelle che è il mio corpo, scavalca le dune minuscole che il brivido di esserti accanto ha generato. Bruci dentro, ti amo dentro, mi ami dentro, ti voglio addosso e ho solo freddo sulla pelle. Riesco solo a scrivere, a riferire quello che la mia anima mi racconta…lei non ha voce e mi usa. Io sono solo il suo strumento. Succede che improvvisamente le parole nascono, da sole. Perché ogni momento che vivo lo guardo, e la vita mi entra dentro. Dolce penetrazione o stupro violento. E comunque mi feconda…le parole escono a fiotti, incontrollate e mi chiedono solo di metterle li, in ordine. Un ordine che non è mai lo stesso che avevano quando non erano ancora parlate. Le voragini che mi sono scavato dentro, mentre correvo verso adesso, mi hanno fatto diventare una valle profonda in cui risuona l’eco del mondo che attraverso… che mi attraversa quando sono per strada, quando faccio l’amore, quando guardo un bambino che ride. Suoni della vita che mi entrano dentro e poi rimbalzano fuori, un po’ cambiati dalle curve e dagli angoli della mia cassa armonica. E’ la vita che si riprende il suo regno, che canta e balla dentro, e mi invita a non temere il buio quando è notte, a smettere il drappo nero sul capo di giorno. E’ amore che sento che muove… adesso che tu sgrani gli occhi al risveglio, mi guardi e sorridi. Disgiungi le mani, mi abbracci e cancelli in un attimo tutto il passato e tutte le storie oscure, per regalarmi un adesso insieme. Questo adesso che non è più lo specchio d’acqua in cui annegare, amandomi da solo, ma te che mi ami…

1 commento:

  1. Hope leaves


    In the corner beside my window
    There hangs a lonely photograph
    There is no reason
    I'd never notice a memory that could hold me back
    There is a wound that's always bleeding
    There is a road I'm always walking
    And I know you'll never return to this place
    Gone through days without talking
    There is a comfort in silence
    So used to losing all ambition
    And struggling to maintain what's left
    And once undone, there is only smoke
    Burning in my eyes to blind
    To cover up what really happened
    And force the darkness unto me

    At times the dark's fading slowly
    But it never sustains
    Would someone watch over me
    In my time of need

    In my time of need

    (Mikael Akerfeldt)

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