Il ponte

Il ponte
Quadro di Enzo De Giorgi

mercoledì 17 marzo 2010

= Step Inside =

...questo breve racconto risale a diversi anni orsono ed è stato pubblicato sulla Rivista "Passages - Arti culture riflessioni" . Con infinita infelicità ho scoperto che il nome dato al mio personaggio è uguale a quello usato da Moccia nei suoi (perdonate la spocchia) romanzucoli...Poco mi ha confortato il fatto di averlo scritto ben prima che lui scrivesse il suo.



= Step Inside =

Step è un bambino felice. Sorride quando ne ha voglia, e, spesso, anche quando non ne avrebbe lo fa lo stesso, perché si rallegra nel vedere l’espressione contenta di chi gli è di fronte. Sorride, quasi sempre. E quando dorme ha il volto disteso, sereno, come tutti i bambini. Sogna, e tiene un diario dei sogni, glielo ha insegnato il papà, “perché è un bel modo di conservare i colori dei sogni, e i sapori dei dolci che ti inventi da solo e che hanno il sapore che più ti piace, e l’odore del pane appena sfornato dal forno nella casa di montagna. E il solletico della schiuma delle onde del mare d’estate, il caldo della sabbia sotto i piedi. Ha il potere di rendere infinitamente lunghe le carezze che desideri, per sempre lì, a portata di mano, anche quando mamma e papà non ci sono. E poi un diario dei sogni è importante anche quando i sogni sono brutti sogni. Così li leggi, e ti sembrano quello che sono, solo brutti sogni, niente a che vedere con la realtà, che è fatta dei giochi con il tuo fratellino, e con le graffe calde che Rosa, la tata, ti porta ogni mattino e ti permette di mangiare nel lettino, sporcandoti tutto di zucchero “. Già , la realtà, che però a Step non sembra poi tanto diversa dai suoi sogni. Ha il suo amato cane con cui giocare, e andare a passeggio sentendosi fiero di averlo, e protetto da lui, ha una bella bici, la più bella che si possa desiderare, e la mamma poi! La mamma è speciale, perché non solo è bellissima, la mamma più bella di tutte le mamme dei suoi amici, ma è anche brava a cucinargli le cose buone, e cucirgli i vestiti che ha solo lui e nessun altro, perché la mamma li inventa. E disegnano insieme, guardano i documentari degli animali e i cartoni di Braccio di Ferro, e ridono da matti. Almeno sino all’ora di fare i compiti, quando arriva la dolce vecchia Zia Autilia, che poi è una zia di papà che è stata insegnante per tutta la vita, e che ora è la sua insegnante personale, e lo aiuta a fare “le lezioni”, come dice lei, a lui e a Fabrizio. Zia Autilia ha sempre un buon odore di borotalco, quello con la scatola verde scuro, e gli regala, ogni settimana una moneta d’argento da Cinquecento Lire, a patto che la metta nel salvadanaio. E poi è una strana insegnante Zia Autilia…quando Step gli fa una domanda lei non risponde mai. Dice sempre “ guardiamo sul vocabolario, oppure “cerchiamo nell’enciclopedia “. Step si domanda se forse questa sua strana insegnante personale non sia una che non sa nulla in realtà. Forse è per questo che non insegna più nelle scuole, perché si sono accorti che le cose non le conosce, e delega tutto ai libri scritti da altri. Chi lo sa. E poi perché deve avere un doposcuola? Lui a scuola va bene, anzi benissimo, e lo fanno sempre capoclasse, quasi ogni giorno…tranne qualche volta che, secondo lui, fanno capoclasse qualcun altro per non scontentare nessuno. E gli danno anche la coccarda verde, perché non litiga mai, e gioca, sempre con quel suo sorriso stampato sul viso, e gli occhi spalancati, nei quali c’è perennemente disegnato un punto di domanda , o uno esclamativo. Step è sempre così. Un bambino felice, davvero…Tranne che nelle foto. Non c’è una sola foto di Step che lo ritragga mentre sorride. Nelle foto ha sempre uno sguardo che è …è altrove. Dove è Step in quella frazione di secondo che gli fermano la corsa in uno scatto? Non si capisce, non lo capisce lui, e non lo capiscono gli altri, la mamma, il papà, e nemmeno i suoi cinque nonni. Già, perché anche questa è una cosa che ha solo lui fra i suoi amici. Step ha due nonni e tre nonne, perché il papà di papà si è sposato di nuovo con una signora molto gentile e anche tanto grassa. Così grassa che una volta al cinema si è seduta, e si è rotta la sedia, e lui e Fabrizio sono scoppiati a ridere, e il nonno si è molto arrabbiato. Questo fatto dei cinque nonni ha un sacco di vantaggi…Fanno a gara per tenerlo con loro. I nonni di mamma hanno anche altri nipoti, i cugini di Step, che sono tanti, perché mamma ha cinque fra fratelli e sorelle, e tutti hanno quattro figli, tranne una, zia Margherita, che è decisamente bruttina e non ha neanche un fidanzato…naturalmente. Allora i nonni di mamma lo vanno a prendere ogni tanto, e lui con loro si diverte molto, ma sono un pochino severi, e lo rimproverano quando fa le marachelle, e con loro il sorriso funziona un po’ meno. Un giorno si è messo ad origliare, mentre parlavano tra loro, e li ha sentiti dire che lui è un bambino speciale, un pochino strano…”sembra quasi un vecchietto.” Chissà perché hanno detto così. Lui è corso in bagno, si è guardato allo specchio, e ha visto che non ha la barba che ha papà, non ha neanche quelle righe sulla fronte come il nonno, e ha gli occhi scuri e limpidi, non sono come sporchi di latte e “azzurro vecchio”, come quelli del signore che ogni mattina viene a casa a portare le uova fresche e le mozzarelle che gli piacciono tanto. A volte gli regala anche dei biscotti. Si saranno sbagliati, o forse ha capito lui male. Non ha nulla del vecchietto.

I nonni di papà invece, che sono tre, fanno a gara per tenerseli, lui e Fabrizio, quanto più possono. Da un lato c’è il nonno con nonna due, che ogni Sabato viene a prenderli, e li porta allo zoo, al cinema, a fare le gite. Addirittura una volta, che poi la mamma si è molto arrabbiata, sono andati a Ischia, dove il nonno ha una casa, con l’elicottero. Sono andati al porto, e c’era un gran sole, e sono saliti su una specie di torre dove c’era un elicottero, come quello con cui gioca con Fabrizio, solo molto molto grande, e anche tante altre persone. E poi sono saliti, e improvvisamente si è sentito leggero come una piuma. Anche se gli sembrava che andassero pianissimo, hanno sorpassato tutte le barche che si vedevano giù a mare, e sono arrivati quasi subito. E stato bello, ma è durato così poco. Quel giorno, in segreto, ha deciso che avrebbe imparato a volare. Perché così poteva vedere tutto il mondo come un disegno, e se ne aveva voglia, forse, poteva anche usare una grande gomma per cancellare le cose che non gli piacevano, e ordinarle o colorarle con i colori più belli. Il nonno poi era raggiante, perché aveva vinto la partita con la nonna uno, quella che è la mamma di papà. E già, perché il Venerdi è il giorno della nonna uno, e lei, poverina, è sola con la sorella, che è zia Autilia l’insegnante, e non ha tutti i soldi che ha il nonno. Però li porta sempre al cinema, e a giocare con i bimbi al parco, e nella Villa Floridiana. E poi li lascia giocare a pallone nel salone di casa, insieme a Annina, la figlia down della signora del piano di sotto. Annina, che quando ride lo fa come nessuno dei bambini che Step conosce. Sembra che la sua risata non sia solo un disegno sulla faccia, sembra che è davvero felice, e poi gli vuole bene, a lui e Fabrizio, e ogni tanto ruba la palla, la nasconde e dice loro che il prezzo per riaverla è un bacio forte, e un abbraccio strettostretto. Step la abbraccia, e la tiene così stretta che quasi non ce la fa più. E Annina gli dice sempre grazie, e poi si mette a ridere, e si piega in due, e tocca quasi terra con la testa. Forse la potrebbe sposare da grande. Certo non è bella, anzi è abbastanza brutta. Però Step si è accorto che lei è brutta perché glielo hanno detto alcuni bambini, lui non ci aveva fatto caso. Allora ha detto che è vero che non è bella, ma in segreto pensa che sia bellissima, e sia davvero buona, un po’ come il pane e la marmellata, che resti tutto appiccicato, ma contento di averlo mangiato. Insomma Step vive una vita un po’ tutta sua, davvero simile a un sogno, dove succedono tutte quelle cose che i suoi amici gli raccontano che vorrebbero fare, e lui invece le fa davvero. A volte gli capita di confondersi, e non sapere, quando ricorda le cose, se sono successe davvero o le ha sognate. Ma poi non importa, pensa. Importa solo che lui se le ricordi e siano belle da ricordare. E da raccontare a tutti, appena glielo chiederanno. E glielo chiedono sempre di raccontare le storie. Tutti lo fanno, il papà, la mamma, le zie, e anche i cugini o gli amici. E gli dicono che è bravo a inventarle e raccontarle. Step gli dice grazie, e si fa rosso, perché odia sentirsi così. E poi lui sa che non gli crederebbero mai se dicesse loro la verità, cioè che lui non le inventa quelle storie. Quelle storie sono i suoi ricordi…sono la sua storia.

E poi c’è papà, superman, che arriva tardi la sera, però lo aspettano per mangiare tutti insieme. E papà almeno due volte alla settimana, raduna tutti i cuginetti coetanei, e qualche amichetto un po’ speciale per Step e Fabrizio, e porta tutti in pizzeria, o a mangiare un gelato, spesso al cinema a vedere i film documentario sul mare, che a Step piacciono tanto, oppure i film dove si ride. E fa le foto e i filmini. Poi li rivedono insieme, e nei filmini Step gioca, ride e sorride. Nelle foto invece ha quello sguardo altrove…dove?

Step ha sedici anni, è sempre molto bravo a scuola, ha un profitto ottimo, ma una condotta pessima. Litiga sempre con i professori, ha amici dappertutto, è una specie di Che Guevara in erba. Si batte con i bulli quando prendono di mira un ragazzino debole, e lo fa con le parole, perché odia la violenza fisica. Perché pur avendo un fisico tonico, grazie ai millecinquecento sport diversi che pratica, detesta usare le mani. La mamma gli ha sempre detto che con la parola si ottiene sempre più che con la forza fisica. E lui fa sport, ama correre sulla terra rossa ad acchiappare una pallina con la racchetta, tuffarsi in acqua e lasciarsi il mondo dietro le spalle, correre e saltare gli ostacoli ogni tre passi e mezzo…E piazzarsi in mezzo al campo di calcio a contrastare l’avversario, e rubargli la palla, fare una finezza e poi lasciare a un compagno l’onore del gol…A Step non piace segnare goals, a Step non piace gareggiare, non gli importa vincere. E un sacco di gente si chiede perché non si impegni un pochino di più, e non sanno che non è ‘ché non si impegni, è che non vuole vincere…Perché poi, quando hai vinto, ti danno una coppa o una medaglia, e poi ? Poi che succede ? Finisce tutto ? E poi con la vittoria tutti saprebbero che è arrivato da qualche parte, e non lo sosterrebbero più nella gara dopo, invece se non vinci fai in modo che si chiedano come mai, e ti stiano dietro a darti una carica, che seppure pubblicamente fingi di non volere, sei felice che te la diano. E poi se vinci ti chiedono di fare di più…E Step è anche un pochino stanco e vorrebbe riposare, andare lontano, per sempre, su una nuvola, dove nessuno gli possa chiedere nulla, dove poter decidere di cadere giù senza nessuno a dirgli, in un silenzio assordante, di non farlo. Step ricorda che non gli facevano mai mettere la manina piccola sul marmo del camino, perché scottava. Forse Zia Autilia gli avrebbe permesso di scottarsi, ma lei non era una brava insegnante, perciò era stata cacciata da scuola. E forse anche quella strana amica di Zia Autilia, quella che era sempre con lei, e la zia teneva la sua foto, che strano, sul comodino…Si chiamava Sisina,e non ha mai saputo il diminutivo di quale nome fosse, e veniva spesso a casa mentre faceva lezione, e si comportava come fosse casa sua. Si volevano molto bene, sicuramente, si sentiva. Una volta papà gli ha spiegato che lei, Sisina, era la compagna di Zia Autilia, e che questo era stato una specie di scandalo, perché non si erano preoccupate di tenerlo nascosto. E allora era diventato un casino mantenere il lavoro nella scuola e tutta la famiglia le aveva un po’ schifate. Allora papà e i suoi amici strani avevano organizzato una scuola privata, e facevano pagare una retta e zia continuava a insegnare. “Cazzo, forte mio papà, e buono “ aveva pensato Step. Però si era anche chiesto come mai la scuola si occupava dell’amore di zia Autilia, che gliene fregava a loro? E quando, non trovando una spiegazione da solo, aveva chiesto a papà lui gli aveva detto che la gente si impiccia sempre dei fatti degli altri così si dimentica dei suoi. Poi scappa nelle chiese a dare soldi ai preti e si compera le assoluzioni , e poi tutta una serie di cose che Step si è scocciato di continuare a sentire, e ha acceso lo stereo è si è messo a sentire Neil Young che canta Harvest, e a pensare se i campi di grano in America sono gialli come quelli della Basilicata, e i contadini di laggiù lavorano nella stessa maniera. E ha chiesto a papà una chitarra che vuole imparare a suonarla. Naturalmente gliene ha comperata una classica e una elettrica, con l’amplificatore Montarbo. Ma può suonare poco perché mamma si incazza per il casino. Cominciano a non andare più tanto d’accordo. Step a volte vorrebbe essere un aquilone che si spezza il filo e vola via chissà dove.

Step passa anche tanto tempo a leggere libri, libri interessanti, almeno per lui, non quelli che fanno leggere a scuola. Sin da quando era piccolo gli hanno sempre regalato tanti libri. Ricorda ancora il primo. Era Moby Dick di Melville, in una rilegatura bella, di pelle rossa. Glielo regalò il nonno al suo ottavo compleanno, e lui se lo lesse tutto in un battibaleno. E gli piaceva così tanto che lo ha riletto mille volte. E ogni volta diventava uno dei personaggi…Quello che gli piaceva di più era certamente Queequeg, con tutti quei tatuaggi e la pelle scura. Da allora ha scoperto che nei libri si può scappare, aprire la copertina, entrarci dentro, e chiudersela dietro, e tutto quello che succede la fuori succede appunto la fuori, e non lo riguarda più. Almeno per il tempo del viaggio nelle parole, e poi fra le parole, e dietro le parole. E ha anche imparato che ogni volta che lo leggi il libro sembra un'altra storia. E, per fortuna, in casa papà ha un sacco di libri, e anche gli amici di papà, e gli prestano volentieri roba da leggere. Certo a volte sembra quasi che si stupiscano che lui legga così tanto. E poi dicono che lui sembra il Giovane Holden di Salinger. Allora si è letto il libro, e secondo lui non si somigliano poi tanto, forse solo per le sigarette che ha cominciato a fumare, in numero esagerato…mah, forse anche lui è come un libro, diverso per ognuno che lo legge, e sicuramente diverso da quello che pensava chi lo ha scritto. Ma poi che importa.

Questa sua passione per la lettura ha fatto si che stabilisse un buon rapporto con la prof di lettere. E lei lo chiama spesso a leggere per la classe, o dare una opinione sui brani che studiano, spiegare. E ancora una volta si trova ad essere lui a dare spiegazioni e risolvere problemi che magari toccherebbero ad altri. Ma non importa, è come routine ormai, ed è allenato e abituato. Tanto da aver quasi dimenticato di essere un sedicenne e solo un alunno, uno studente. E ha pensato che la prof avrebbe, a questo punto, potuto essere una sua “amica”, una a cui poter raccontare cose che esulavano dalla scuola, dei libri che lui legge, di come si sente e cosa sente. Ed è rimasto male, molto male quando ha detto alla prof che stava leggendo Burroughs, e quella si è un po’ incazzata. Perché, si è domandato. E non le ha chiesto il perché, si è solo allontanato un po’ da lei, e ha cercato di capire da solo come mai. E si è chiesto se non fosse stato lui a farla arrabbiare, magari per essersi posto nel modo sbagliato, e quando ha finito il libro ha pensato che l’incazzatura fosse dovuta al fatto che “Ragazzi Selvaggi” parla di inculate fra ragazzi, e droghe e strani riti. Certo lo ha sconvolto un poco quel libro. Per la prima volta si è sentito aperto e invaso dal libro. Quei ragazzi che, selvaggi, si toccano, si godono, si giocano la partita della pelle. E un libro “afoso”, lo fa sudare. E poi gli fa tirare l’uccello, più di una figa, “perché è perfettamente modellato sulla superficie interna del mio corpo” ha pensato Step. Poi si è messo nudo dinanzi allo specchio, si è guardato e si è trovato ben fatto, proporzionato, tonico, con un cazzo tra le gambe, funzionante con le ragazze. Decisamente maschio, certamente maschio. E si è chiesto se ne fosse certo. Ha ricordato la sua prima scopata, a quattordici anni, e poi quelle successive, non tantissime, ma abbastanza. E in verità si è sentito un pochino stranito dal fatto che avesse erezioni continuamente leggendo un libro dove il sesso raccontato è solo fra ragazzi. Dove non c’è una femmina a pagarla a peso d’oro. Si è anche chiesto se fosse il caso di preoccuparsi, ma il pensiero è svanito subito. “Se non funzionassi più allora…ma visto che funziono, e soprattutto visto che il mio corpo apprezza questa cosa, vuol dire che deve essere così, per cui”. Oddio, forse se lo avesse avvisato, Antoine, il francese pittore un po’ pazzo amico di papà, a casa del quale lo ha preso, che quel libro era così, forse non lo avrebbe aperto. O forse lo avrebbe fatto lo stesso, anche perché la copertina lo ha subito intrigato, semplicissima, bianca, scarna, con un rigo rosa e il titolo in nero. La semplicità assoluta. E vero quello che dice papà, le cose più sono enfatizzate, meno pregnanti sono, più sono importanti e meno necessitano di enfasi. Cacchio. Allora ‘sto libro deve essere pesantissimo…e importante. E gli ha fatto venire voglia di sapere qualcosa di più di chi lo ha scritto, e ha scoperto che è uno che mangia oppio, si fa di eroina, si stravolge ad alcool…un folle, uno fuori dagli schemi del mondo. E si è chiesto perché la prof di lettere non gli ha detto ‘ste cose. Che cazzo ci sta a fare lei li, se non spiega questo ai ragazzi. E si è anche ricordato di zia Autilia, che l’hanno cacciata perché amava una donna. E ha deciso che allora il mondo che lo intriga di più, quello più divertente, quello più…vero, è quello dove ci sono le persone che sono ciò che sono e se ne fottono di ciò che devono essere. E poi a casa sua vengono sempre amici di mamma e papà, e sono normali, almeno per lui. Sono sposati, hanno i figli e sono anche persone che lavorano. Però ci vengono anche i pittori colorati e con i capelli lunghi, e c’è quell’altra, l’amica di Zio Willy, che prima era un uomo e poi adesso ha le tette, ed è simpaticissima quando , in montagna va a fare pipì e la fa in piedi perché c’ha l’uccello. E tutti si fanno delle gran risate, anche se qualcuno disapprova che lo faccia davanti ai bambini più piccoli…E perché? Che dovrebbe fare, far finta di non esistere, o fingere di avere la figa e fare tutte quelle manfrine per cercare un posto lontano dal mondo per una pisciata? E poi è divertente anche la faccia che fanno i signori nei bar, quando si fermano per un caffè, e scendono tutti dalle macchine, e lei “la Rina”, perché il suo nome era Gennaro, dice “ ora vado io a ordinare”, e tutti si zittiscocno, e guardano, e lei caccia il suo vocione di maschio. E quella alla cassa si fa rossa, e i tizi che sono al bar si girano tutti, e certamente vogliono morire, perché un minuto prima si sono voltati a guardarla mentre, bella, abbronzata e sensuale, camminava sui suoi zatteroni e nella minigonna. Mamma dice che è la persona più bella che abbia mai conosciuto, e la più coraggiosa in assoluto, e papà ci fa a braccio di ferro, e anche se è robusto e forte deve faticare per vincere.

Step ha provato a parlare con la prof di lettere, perché gli manca il loro rapporto un po’ speciale. Vuole ricucire lo strappo, e vuole parlarle del libro di Burroughs, delle sue sensazioni, e pensa di farlo in classe, così potrà condividere con tutti ‘sta cosa strana che gli succede quando lo legge. Ovviamente non pensa di raccontare che si è sparato qualche sega ripensando a quelle immagini che il libro gli ha rimandato. Pensa di parlare del suo turbamento, e parlarne con una che di libri e turbamenti dovrebbe saperne qualcosa. Pensa di comportarsi come gli hanno insegnato in casa, con chiarezza, e ci crede che nel mondo ci si muova così. E poi a casa gli dicono sempre che a scuola bisogna discutere, sennò uno che cazzo ci va a fare. Le cose si possono anche imparare sui libri a casa, a scuola insegnano a vivere insieme. “Deve essere così” pensa Step, e approfitta di quel momento particolare, poco prima che si cominci la lezione e ancora si stanno tutti sedendo ai banchi, per avvicinarsi alla cattedra. Accanto a lui ci sono Giampiero e Marco, con cui ha parlato del fatto di voler parlare alla prof di un libro che ha letto. Ma quella si è incazzata di nuovo, anzi ancora di più. Senza dare spiegazioni, si è incazzata e basta. Per un attimo Step ha pensato che fosse perché non conosceva il libro, e non sapeva che dire…ma poteva ascoltarlo almeno. Lui non voleva poi parlare del libro, ma di ciò che aveva provato a leggerlo, e stava provando. Niente. E allora Step le ha detto di andare a prenderlo nel culo, e glielo ha detto in classe, davanti a tutti i compagni. E quella, che fino a un mese prima lo amava perché era preparatissimo, si è fatta rossa come un pomodoro, e ha scritto sul registro…e il preside lo ha sospeso, e condannato a tornare dopo cinque giorni accompagnato dai genitori. Step è montato sulla moto, e con fare sdegnato se ne è andato…non a casa, ma al mare, e ha raccontato alle onde che non capiva che cosa stesse accadendo. E ha detto alle onde che non poteva arrivare a casa e dire di essere stato sospeso. A casa lo stanno ad ascoltare e però gli hanno anche detto che non deve cedere all’ira . Perché questo è sempre stato un problema di Step. Quando si incazza lui non si incazza un poco. No, lui diventa una bestia, un toro furioso dopo che gli hanno infilato le banderillas sul groppone. Perché Step ha sempre tanta pazienza, e sta sempre a ascoltare tutto il mondo, e cerca sempre di trovare il modo migliore e il momento più idoneo…insomma lui sa di essere sempre attento agli altri, e accorto nel porsi. E anche quando le cose vanno come lui non vorrebbe, si mette a pensare, a cercare di capire se ha fatto la cosa giusta, se per caso non sarebbe stato meglio fare in altro modo. Poi quando non ha più dubbi si muove. Come dice Donny, il suo amico americano chitarrista, bisogna imparare a non agire. E Step cerca di applicare questo insegnamento…non agire. Ma non è sicuro di aver capito cosa significa. E allora scatta come una molla, con tutta la forza dei suoi sedici anni, e tutta l’energia accumulata nei silenzi di secoli di attesa che qualcuno gli spiegasse perché il suo “sguardo altrove”, visto che lui non lo sa. E ora dovrebbe andare a casa a dire di essere stato sospeso? E perché poi ? Per aver letto Burroughs ? Perché il problema era quello. E poi è stufo di andare a casa e spiegare, sempre. Basta essere sempre così tutto perfettamente a posto e vaffanculo. “ Questa volta faccio come mi dice il mostro che ho dentro e non come mi dice l’angelo. Lascio volare il pipistrello fuori dall’inferno”. Allora Step è tornato a casa, ha aperto il diario dei sogni, perché Step lo tiene ancora il diario dei sogni, e ha scritto, ha scritto, ha scritto. Poi ha aperto quello degli anni delle scuole elementari, ha cercato le carezze infinite, e hanno funzionato. E ha mangiato di nuovo quelle graffe calde e sentito lo zucchero appiccicarsi sulle guance, e le risa di Fabrizio mentre gli schizzava l’acqua. Poi è andato a guardarsi allo specchio, e ha visto che non sorrideva più, ha visto quello sguardo altrove, lo stesso delle vecchie foto di quando era un bambino felice. Cazzo, le foto. Le ha recuperate, guardate, studiate, e non ha capito un bel niente, si è solo trovato come dinanzi ad uno specchio, però in un corpo alto il doppio, un accenno di peluria sul labbro e sul mento, con i peli sul cazzo. Dove guardava quello sguardo? Dove guarda questo sguardo? A chi glielo chiedo ? Zia Autilia è morta da un paio di anni…forse lei gli avrebbe detto dove cercare la risposta, in quale libro andare a guardare. Zia Autilia non c’è più, e a volte non gli basta ricordarsela, vorrebbe sentire la sua voce squillante, il suo odore di borotalco. E vorrebbe avere qualcuno che gli raccontasse una fiaba, e non c’è nessuno che sia disposto a raccontare una fiaba ad un adolescente, alto, forte e colto…e allora ha messo su la favola di “Pierino e il Lupo” raccontata da David Bowie, e ha deciso di sognare. Ma non è più facile come prima. C’è bisogno di qualcosa che lo aiuti. Visto che non c’è nessuno…Chi può aiutare uno che ha sempre saputo fare da se, che ha sempre aiutato gli altri ? Dovrà farlo da solo. Ma come ?

Da qualche tempo Step vede una ragazza, che è molto carina e molto intelligente, una con cui parlano un casino, soprattutto di notte. Con il padre di lei che si incazza, perché Step le telefona alle tre del mattino, magari solo per chiederle a che punto è arrivata con la lettura di “Opinioni di un clown”, oppure se le va di mettere su il disco dei Roxy Music e ascoltarlo insieme, ognuno a casa propria, e masturbarsi, che è un po’ come fare l’amore. Come quando rubano le chiavi della casa al mare di lei, e ci vanno in moto, e scompaiono mentre tutti li cercano. Il loro mondo segreto. Segreto perché poi, durante la settimana, la loro vita pubblica è incasinata da tutta la gente che la frequenta, alla quale verrebbe voglia di urlare “siamo diversi”, e invece manca il coraggio di farlo, e allora si va a fare cose che non gliene può fregare di meno. E poi Daniela va in una scuola frequentata da tutti fighetti e fighette snob, che Step lo vedono come un pugno in un occhio, per via dei capelli lunghi e gli orecchini, oppure come “lo strano” da esibire, come il jolly che ti fa vincere la partita a carte con gli amici. E sembra che nessuno lo veda come è, semplicemente un adolescente con le sue paure. E poi Step adesso ha una nuova avventura che sta vivendo, e lo sa solo Daniela. E Daniela, pensando di far bene, non ne parla con nessuno, mantiene il segreto sul segreto di Step, che invece vorrebbe essere aiutato a non tenerlo segreto. Step trova assolutamente normale assecondare il sogno che sta vivendo con Mauro. Step non ci trova nulla di assurdo ad assecondare questo amore che lo sta legando sempre più a ‘sto ragazzo. Un amore nato con una chitarra e una batteria a fare da ruffiani, i segreti liberati, le carezze sui corpi giovani e snelli, il gusto per la trasgressione. I viaggi a tre, lui, Daniela e Mauro, chiusi nella camera, stesi sulla moquette color mattone, con Peter Hammil o con i King Crimson, e la bottiglia di Bourbon e centomilioni di sigarette. Però a Step tutto questo non basta, o meglio, lo soddisfa, ma perché questa sua vita, questa sua natura deve diventare un ostacolo al mantenimento di altre relazioni? ”Perché” si domanda “i miei amici di sempre, quando scherzano tra loro, per offendere qualcuno lo chiamano ricchione ? Se lo fanno sarà perché pensano sia una cosa vergognosa…e allora io come faccio a dir loro che mi sto innamorando di Mauro? Che spesso ci masturbiamo insieme, a volte scambiandoci la mano, o i cazzi? Come faccio a raccontar loro che a questi giochi, che per me sono naturali, partecipa, talvolta anche Daniela, e che le piace? Come li etichetterebbero , a Mauro, e Daniela…e anche a me?”.

Allora devo andare a realizzare un mondo a parte in cui vivermi completamente, ma come faccio se nel mio mondo c’è posto per tutte le categorie umane, basta che le ami, che abbia avuto un rapporto con loro? Come cazzo faccio?...a escludere persone con cui sono cresciuto, a favore di nuovi amori, oppure a negarmi i miei amori e le mie passioni, perché non condivise, non accettate da loro? Perché la professoressa di lettere non mi ha più voluto bene come prima quando le ho detto di Burroughs? Perché nessuno mi spiega dove guarda questo cazzo di sguardo altrove che adesso è sempre più presente sul mio volto?”.

Step adesso si domanda un sacco di cose che prima non si chiedeva, e sa che le risposte dovrà trovarle da solo. Sa che seppure ne parlasse non risolverebbe un cazzo di niente. E prende una decisione. Una decisione definitiva, che consiste nel non negarsi le cose che ama, e anche se sono in contrapposizione tra loro, lui troverà il modo di soddisfare le sue passioni , amando tutti, e ognuno in particolare. Questa è la panacea, la motivazione che gli permette di essere amico del suo più vecchio amico, di frequentare la vecchia compagnia omofobica, ed essere uno che va con i maschi a scopare nelle discoteche gay, a cenare negli ambienti fighetti con Daniela e suoi amici, e poi andarsi a nascondere con lei e Mauro nella casa al mare. Basta non far incontrare ‘sti mondi tra loro, e va tutto bene. Step poi riesce a mantenere sempre un aura di mistero intorno a se, e questo gli fa gioco…lui è sempre stato “strano”, per tutti, per cui è un gay maschio e maschile, un maschio gentile, un ricco comunista, un compagno che condivide con i compagni...

E sembra finalmente tutto sistemato. Eppure allo specchio, continua a esserci quello sguardo altrove. …Step sta andando al manicomio perché si sente scontento, insoddisfatto, e forse è anche vicino alla comprensione di dove sia la risposta al suo sguardo altrove.

Step si sta avvicinando a una svolta della sua vita, definitiva, e sa che deve fermarsi ora, o non potrà mai più. Ma sa anche che fermarsi significherebbe crearsi un bel rimpianto, enorme, da portarsi dietro per tutta la vita, pesantissimo. Certo sa anche che, la dove sta andando, ci saranno problemi e casini ancor meno condivisibili, ma …Decide allora di parlare a casa con papà e mamma. Non dice loro esattamente cosa gli stia accadendo, non spiega che ama un maschio, che scopa con lui e con una ragazza, che si sta lacerando. Dice semplicemente loro che al momento è felice di poter essere come è. Papà e mamma si sono accorti che lui è innamorato di Mauro, e che Mauro pende dalle sue labbra, e gli dicono che, se è quello che sente, va bene così, che lui resterà sempre il loro adorato Step. E Step pensa di aver risolto tutto in quel momento, mentre in realtà, dentro di se, sa che ha aggiunto un altro tassello al suo disastro interiore. Perché ancora una volta ha trasmesso una sicurezza che non ha. E ora sarà ancora più difficile andare a chiedere aiuto. Da papà e mamma non è andato a chiedere aiuto, è andato a chiedere il consenso per la sua scelta, comunicandogli una certezza incerta. Ed è stato malissimo, perché si è accorto che lui, che credeva di aver imparato tutto, non sapeva chiedere aiuto. Addirittura quando mamma gli ha chiesto se fosse sicuro di volersi vivere la storia con Mauro, se avesse pensato bene se fosse una scelta definitiva o un momento, comprensibilissimo, Step ha tirato un pugno nel vetro della porta, lacerandosi la mano. Come ad affermare la sua forza non percepita dalla mamma, che invece forse ha capito un po’ meglio di lui. Che certo ha percepito la sua insicurezza e gliel’ha riverberata. Quel pugno lo ha tirato a se stesso, alla sua vigliacca spavalderia. Ed è andato in ospedale, dove gli hanno messo dieci punti sul palmo della mano, e accanto a lui c’era Mauro a stringerli l’altra mano e tenergli la sua sulla fronte, e c’era papà che lo ha accompagnato, stordito, incredulo per quanto stava accadendo, come in uno stato di sonnambulismo. E, dopo i punti sulla mano, e le domande idiote del “uniformato” del drappello, che ha chiesto, dopo che gli hanno tolto mille pezzi di vetro da dentro la mano, se in realtà non fosse stata una coltellata. Come fosse normale che uno, dopo una coltellata, si infila pezzi di vetro nella carne !!! Dopo la cucitura e la fasciatura, se ne è andato con Mauro a bere Bourbon, e poi a fare sesso nello studio di papà di cui ha le chiavi. E ha suggellato con il sangue un patto con se stesso, e con la sua scelta, rendendola definitiva. Lasciarsi cadere dalla nuvola, spezzare quel cazzo di filo che mantiene l’aquilone, e volare via, lontano, e precipitare dentro se stesso. Dare ciò che gli serve per avere, e vaffanculo, che si è rotto le palle di dover spiegare, senza che qualcuno gli spieghi. Ha anche pensato che probabilmente lui non è affatto molto sveglio, anzi, quasi certamente non ha capito un cazzo della vita. Ma ora è troppo tardi per cambiare tutto quello che è diventato, che è successo. Ha messo nastro adesivo intorno alla sua argilla, ha usato ago e filo per suturare le ferite. Step ha perso un sacco di sangue, e poiché non è un chirurgo certamente le ferite andranno a male, e perderà ancora tanto sangue…ma ha deciso che sarà così, anche perché non saprebbe che altro decidere. Farà l’amore ancora una volta con Mauro, il piccolo, dolce amato Mauro. Gli mancherà dove andrà. E tutta questa devastazione Step sa che deva contenerla da qualche parte, che deve tracimare le sue emozioni, e che non gli basta Mauro, non gli bastano i suoi libri ne’ la sua musica. Che tutta ‘sta roba ha bisogno di essere messa al sicuro, in qualche parte che sia accessibile solo a lui. Il diario dei sogni non basta più, ci vuole altro…Deve provare a mettere fine a questa agonia. Perché quel sorriso, quella gioia, sono roba vecchia. Adesso c’è una sofferenza atroce, e, forse, il vero piacere di una risata quando arriva, forse la vera felicità che dura una frazione di secondo. Ma non ce la fa a ripagarlo. Step si è convinto di non essere mai stato davvero felice, di aver passato un’infanzia e una adolescenza in un film, carino, certo, ma un film. Di non aver imparato tante cose che gli sarebbero servite e ora non sa a chi chiederle.

Step stasera è andato da solo a cercare un tizio che vende una polverina. Dicono che allunga i tempi, che annulla i dolori. E Step ha pensato che, dato che sente un dolore enorme, gli serve una quantità grande di polverina. L’ha sciolta in un cucchiaio, l’ha aspirata, ne ha sentito l’odore forte e acre. L’odore che forse seduceva anche Burroughs. Ha scritto una pagina del libro dei sogni, raccontando il suo brutto sogno, e poi si è messo l’ago nella vena, ha premuto lo stantuffo, e si è addormentato. Forse poi il brutto sogno sarà svanito quando si risveglierà…ma Step non si è più risvegliato, è scappato nel libro dei sogni, dove la carezza è infinita, l’odore del pane , gli schizzi d’acqua con Fabrizio, le graffe calde e lo zucchero sulle guance, e le carezze di Mauro, e la figa di Daniela…dove guardava quel suo “sguardo altrove” delle foto. Step ha capito che per capire quegli attimi bloccati dagli scatti doveva bloccarsi, fermarsi, e lo ha fatto. Step si è fermato, per sempre.

2 commenti:

  1. ...non è un commento, bensì una postilla...Desidero scusarmi per il "carattere" usato. Lavoro in word e uso un Goudy Old Style 12, evidentemente troppo piccolo per il blog. Prometto di ricordarmene la prossima volta e cambiare carattere prima di inserire qualsivoglia altro elaborato...
    Luigi de Gregorio

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  2. Mi sembra che non ci sia niente che non vada nel carattere. E' ok. In quanto al racconto dapprima mi ha scoraggiato per la lunghezza, non mi decidevo a leggerlo. Leggere "a schermo" non è come leggere "a carta". Ora l'ho letto. D'un fiato. Bello. Tremendo. Un bacio.

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