Il ponte

Il ponte
Quadro di Enzo De Giorgi

lunedì 15 marzo 2010

Ballata (2)

Eccessi


Esagero.

Sempre.

Non conosco le mezze misure.

Tutto o niente.

Bianco o nero.

Ridere o morire.

Di qua o di là.


Mi spiegano che no, non funziona così.


Mediazioni.

Compromessi.

Temperatura tiepida, non bollente o gelida.


Ma io sono quella che dice "sì" o "no", non "forse".

Sono quella che odia l'aggettivo "carino".

Sono quella che c'è o non c'è.

Sono quella che se ama non si risparmia e se odia nemmeno.

Sono quella che non ama il lago perché non è dignitoso imitare il mare ma fermarsi a una pozzanghera.


O dormo o sono sveglia.

O piango o rido.

O vivo o muoio.


Conosco il colore delle sfumature, ma non lo scelgo.


Io so l'immobilità.

Il silenzio.

Il buio.

Il dolore.

Il valore deflagrante di una risata.


Non è obbligatorio seguirmi.

Lo è lasciarmi andare.


3 commenti:

  1. Praticamente mi hai fatto una fotografia, Barbara. Se non sapessi con certezza che a postare sei stata tu potrei legittimamente pensare di avere scritto e parlato parole mie. :)

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  2. Spero mi sia concesso di esprimere alcune mie considerazioni meramente generali, pertanto non inerenti al significato personale che intendi esprimere con queste tue parole e, quindi, considerazioni del tutto aliene da qualsivoglia riferimento a cose o persone.
    A mio modo di vedere, tutti noi esseri umani tendiamo a vedere le cose in bianco e nero, dentro o fuori. Cambia semplicemente l'ampiezza di detto aut-aut. E la consapevolezza di questo aut-aut.
    La vera discriminante di valore tra le persone è proprio la consapevolezza di se stessi con cui si vive e si interpreta il mondo, la vita, se stessi e gli altri.
    La maggior parte delle persone vive in bianco e nero, secondo dettami fissi e comparti stagni, senonché i più non si rendono nemmeno conto di vivere in tal modo, perché l'orizzonte del dentro e fuori si limita a loro stessi.
    A ciò che sentono nell'immediato.
    Solo le persone che arrivano a cogliere la realtà degli altri possono rendersi conto di vivere senza mezze misure.
    Ché, poi, è in fondo indifferente vivere in bianco o nero, oppure a colori, carini o meno che siano.
    Perché senza consapevolezza è impossibile accorgersi che qualcuno ci lascia andare, ci lascia la libertà, per amore, e non per altro.
    A volte qualcuno tende a vedere nell'amore, più esattamente nella vita di coppia, una catena; ma in fondo, a quanto pare, la maggior parte di noi non vuole altro che una catena al collo, per potersi giustificare, di fronte al tribunale della propria coscienza, del proprio fallimento, della propria incapacità nel prendere in mano la vita e farne tesoro.
    Non che la cosa faccia gran differenza, ancora una volta.
    L'esito finale è comunque identico per tutti.
    I miei omaggi a chi legge e scusate la disgressione non particolarmente inerente al tema.

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